Metà anni Settanta. Cinque giovani australiani decidono di mettere insieme una band di rock’n’ roll per girare il mondo. Le chitarre dei fratelli Young suonano ad altissimo volume e ciò che loro intendono per rock’n’ roll sono accordi semplici suonanti alla velocità della luce, suoni duri e distorti che si abbattono sugli ascoltatori indifesi e li coinvolgono in un gioco di ricordi e di corse a perdifiato su strade già battute dalla musica del diavolo.
I primi album stampati solo in patria oltrepassano presto i confini nazionali. Nel 1977 “Let There Be Rock” e il successivo Live tratta dalla prima tournèe mondiale e poi “If You Want Blood, You’re Got It” fanno parlare di loro un po’ dappertutto, e si comincia a fare confusione, li si prende per punk, li si definisce grezzi, maleducati.
Ma più la stampa specializzata si dà da fare per smontare il fenomeno, più gli AC/DC crescono a dismisura. Si parla di rock adolescenziale, di momentaneo successo dovuto e legato all’immagine.
I loro testi trattano il disagio giovanile senza cadere in trappole artefatte. Quello che colpisce della loro musica è la semplicità, la forza bruta di un assolo di chitarra lanciato a dovere,una voce incredibilmente bella e potente, e una sezione ritmica ordinata e pulita.
Il leader è Angus Young. La chitarra sembra bruciargli tra le mani mentre il suo dondolarsi pazzamente sul palco in tipica divida da college inglese diventa con gli anni uno spettacolo nello spettacolo. Malcom Young se ne sta in disparte con la sua Gibson les Paul, compone e dirige ritmicamente le follie del fratellino!!!
Il cantante Bon Scott possiede una voce alla Robert Plant, acuta e stridula, ma mai sopra le righe, capace di innalzarsi ad assoluta protagonista ma subito pronta a defilarsi. E’ lui la spalla ideale di Angus che nel 1980 purtroppo morirà sul palco durante un concerto per colpa di una scarica elettrica del suo microfono e gli AC/DC perderanno con lui gran parte della loro carica istintiva.
Ma nel 1979, mentre la new wave cerca di mettere ordine nell’anarchia lasciata dal punk, i nostri arrivano in una Londra sonnolenta, ma Angus e i suoi non si fanno certo pregare e , con o senza l’approvazione di Mr. Jagger, prendono per oro colato le sue parole suonando per una settimana intera in un locale stracolmo di giovani.
Di giorno invece si chiudono in sala d’incisione,dove danno vita al loro album – manifesto: “Hightway To Hell“. Intanto tutto ciò avviene contemporaneamente allo scontro con la stampa inglese, che definisce la loro musica sottocultura da quattro soldi.
In questo clima di conflitto tra la stampa specializzata e il pubblico dei concerti, risalta il sound della band, che rappresenta alla fine dei 70′ quanto di più moderno il vecchio hard rock è in grado di proporre.
La band a questo punto ha di fronte a se un futuro in ascesa, e la sua incontrollabile fiducia nella propria musica la porterò a superare ogni ostacolo. Il 20 Febbraio 1980 Bon, dopo una serata di bevute, si addormenta in auto e muore soffocato dal proprio vomito. Nonostante la gravissima perdita il gruppo prosegue e con Brian Johnson realizza nello stesso anno il suo più grande successo commerciale con “Black in Black“.
Pur privi di un autore di testi all’altezza di Bon, gli AC/DC continuano a celebrare donne e sesso, successo, whisky e la forza vitale del rock, in barba ai soliti benpensanti e alle mode che si succedono a ritmo frenetico. Anche se ora si spostano in limousine, continuano a suonare in jeans e maglietta e i loro concerti sono tutt’ora una delle esperienza più emozionanti alle quali un appassionato di rock possa assistere.