Tipo risoluto, Rudolf Schenker. È lui a scegliere di cosa parlare, dove farsi fotografare, la posizione e il taglio di luce. I capelli biondissimi e cortissimi illuminano un viso dai lineamenti scolpiti nella roccia mentre si china per estrarre dalla custodia la preziosa Flying V.
L’accoppiata Rudolf/Flying V è di quelle che superano senza danno l’ordalia del tempo e del passare delle mode. Due versi della stessa moneta.
“Credo di aver sempre usato questo modello. Da anni sono in ottimi rapporti con la Gibson e i suoi tecnici che, detto tra noi, sono i migliori sulla piazza. La forma a freccia ha subito colpito la mia immaginazione, associandola al rock come nessuna altra.”
“La serie più preziosa rimane quella del ’58, ne furono costruiti solo centro esemplari, ora valutati diverse decine di migliaia di dollari, e di questi ben cinque sono in mio possesso. Compresa quella che compare sulla copertina dell’album solista di Pete Townshend All The Best Cowboys Have Chinese Eyes (’82). Devi sapere che era appartenuta a Joe Walsh, che la regalò a Pete. Il quale, dopo qualche anno me la vendette. Per una semplice ragione, diciamo di carattere pratico. Dato che non la usava più, gli venne richiesta dall’Hard Rock Cafe per esporla in una bacheca. Pete rifiutò, seccato, dicendo che non aveva alcuna intenzione di vederla attaccata a un muro, preferendo saperla ancora attiva e accordata da qualcuno in gamba.”
Gli occhi di Rudolf si illuminano d’immenso. Il tono di voce si fa concitata, quasi eccitato, e l’infervoro aumenta quando ricorda: “Anni fa (’90-91) un artigiano ne costruì una ventina di esemplari procurandosi i pezzi sul mercato nero e di queste ben quattro fanno bella mostra a casa mia”.
Una vera ossessione.
“Mi recai personalmente a Nashville per scegliere le migliori del lotto. Entrai nel laboratorio per comprarne una, uscii con quattro. Ma come fai a dire di no, quando ti presentato tanto ben di dio?”
Giusto.
“Non se ne parla nemmeno. Non potrei concepire una vita diversa da questa, sono cresciuto con la chitarra in mano e la musica nelle vene. Non si può ripudiare un grande amore, abiurare una religione”.
Infine.
“Il rock è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo”.
Lavoro?Quale lavoro?
(Paolo Battingelli – Guitar Heroes)